giovedì 24 maggio 2012

Sono una donna realizzata: faccio la casalinga

Foto Titolo BlogE’ più o meno da quando ho aperto questo blog che questo post è nella mia to-do list. D’altra parte l’argomento mi sta talmente a cuore che volevo trattarlo nel modo migliore possibile.
Forse è arrivato il momento giusto per farlo.
Perché ultimamente, nella vita, mi sta capitando sempre più spesso una certa esperienza, che un tempo mi faceva quasi infuriare. Ora ormai ci rido sopra, sorprendendomi di come sia purtroppo diffuso (quasi “normale”) un pregiudizio così.
Mi spiego: avendo molti figli mi capita, necessariamente, di entrare in contatto in modo piuttosto superficiale con un gran numero di persone. I genitori dei compagni di scuola (e sono già un bel numero di famiglie!), gli insegnanti e tutti i vari addetti della scuola, operatori sanitari di vario tipo, negozianti. Fortunatamente, nel tempo, con alcune di queste persone si è instaurata una vera amicizia, molti altri restano simpatici conoscenti. A volte, però, riesco ad avere una immagine, fugace, di come appaio io agli occhi degli altri, e certe affermazioni, pronunciate sicuramente senza malizia, magari forse con un po’ di superficialità, sono davvero interessanti.
Soprattutto durante le lunghe code (per ritirare le pagelle, dal pediatra, in qualche ufficio pubblico), capita di attaccare bottone, e ovviamente nel giro di pochi secondi trovo il modo di informare il mio interlocutore sul numero dei “sonotuttimiei” (come li chiama il mio amico Marco). E questo, lo so, è un mio grande peccato di presunzione. Eppure ne vado davvero fiera, e mi piace vedere gli sguardi, sentirmi dire i “davvero??”.
D’altra parte, a volte, capita di spingersi un po’ più in là nella conversazione, per cui ci si racconta magari gli studi (io ho studiato filosofia, e poi l’ho insegnata per un paio d’anni), e delle attività successive. Negli ultimi anni, oltre a “produrre ed allevare” (si capisce l’ironia, no?) i miei figli, ho anche tradotto qualche testo (filosofico e teologico) dall’inglese, ho scritto qualche articoletto e ho studiato moltissima teologia. Non appena inizio a raccontarlo spesso vedo sul volto del mio interlocutore una espressione di incredulità, e mi è addirittura capitato di sentirmi dire: “ma allora non è che non trovavi lavoro! non è che non sapevi cosa fare!”. Come se decidere di fare la mamma “a tempo pieno” fosse un ripiego, una scelta di serie B, intrapresa per l’incapacità di trovare/mantenere un occupazione “vera” (e in uno di questi colloqui, devo dirlo con dispiacere, addirittura sembrava impossibile che una persona di intelligenza “media” si fosse abbassata a fare la casalinga. Come se si dovesse essere un po’ menomati, per un simile triste destino).
Ora, la mia esperienza mi dice tutt’altro. Ho rinunciato, ad un certo punto della vita, all’offerta di un dottorato (era il mio grande desiderio dopo la laurea), e ho fatto la mia scelta senza grandissimi ragionamenti, ma come frutto quasi di un caso: il convegno durante il quale avrei conosciuto la studiosa su cui avevo scelto di fare la tesi iniziava esattamente il giorno dell’incontro di inizio anno della scuola di mia figlia. Avrei sicuramente potuto saltarlo (sarebbe andato quel sant’uomo di mio marito), ma in quel momento ho capito che la vita sarebbe stata tutta così, avrei continuamente dovuto scegliere tra quello che sarebbe stato il mio lavoro e “tutto il resto”. Stimo (davvero) chi lo fa, ma in quell’istante ho capito che non era quello che avevo in mente per me (come mi aveva suggerito anche un grande amico). Non rimpiango quella scelta, non mi è capitato una sola volta, in questi anni, di pensare con nostalgia a quello che sarebbe potuto essere.
E, soprattutto, se posso permettermi di giudicarmi da me, sono anche diventata più brava nel mio “lavoro” (posso ancora definirlo così?), nel senso che tutte le esperienze da mamma di questi anni hanno fatto di me una persona più completa, sono capace di leggere in modo diverso i testi che leggevo quindici anni fa, con una più grande capacità di comprensione e di critica (e che io non abbia mai smesso di leggerli lo dimostrano anche i due post che ho scritto tempo fa, su tematica bioetica e antropologica). D’altra parte mi rendo conto che gli studi che ho fatto spesso mi vengono in soccorso nella vita quotidiana (tipo quando devo scegliere le decorazioni per le nostre camerette).
In tutto ciò, mi è capitato qualche mese fa – insomma, capitato, qualcuno ha proprio pensato a me e me l’ha regalato – di ricevere un libro (un po’ per “addetti ai lavori”, ma davvero interessante), intitolato: “Un’antropologia del lavoro. Il ‘domestico’ come categoria”, in cui viene preso in considerazione il valore del lavoro manuale, ed in particolare del lavoro di cura della casa e delle persone nella vita quotidiana. Per me è stata una illuminazione: moltissime delle cose che ho letto le vivo e sperimento quotidianamente (anche di più!!). E vi ho trovato i fondamenti (anche “scientifici”) di quello che è da molto tempo il mio pensiero. Ne riporto solo un breve passaggio, riservandomi in futuro di approfondire questa tematica:
“scoprirne (il valore superiore) ci farebbe subito associare i lavori domestici al bene comune che essi presuppongono. Così come il filosofo insegna a ricercare la verità, o il governante dirige il suo paese secondo giustizia, chi lavora a casa fa dipendere dal suo compito quella che è stata definita la “cellula” principale della società: la famiglia. Il suo incarico, essendo produttivo, trascende la mera tecnica e la mera economia, per giungere al nucleo della persona. Il dedicarsi alle cure del focolare domestico può essere uno strumento insostituibile per educare alla virtù, umanizzare l’ambiente ed elevare gli interessi dei membri della famiglia, proprio nelle circostanze più immediate ed ordinarie” (Maria Pia Chirinos, Un’antropologia del lavoro, Edizioni Università della Santa Croce, Roma 2005, pag.131).
Perciò, attenzione: non facciamo politica (non direttamente), non governiamo banche né multinazionali, eppure, forse, noi casalinghe abbiamo potere su quanto di più grande e prezioso ci sia al mondo: gli uomini di domani. Che forse, in fondo in fondo, il futuro, davvero, dipenda da noi???

PS: Oggi sono ancora più realizzata, mi hanno fatto anche l'intervista. Ma davvero davvero: http://genitoricrescono.com/si-sono-tutti-suoi/#comments

45 commenti:

  1. Mi piace tanto questo post, e in parte risponde a quello che avevo commentato su genitoricrescono.
    Le generalizzazioni limitano l'intelletto e la conoscenza degli altri.
    Spesso su altri blog mi trovo a contestare questa visione della donna sottomessa e vittima del maschio; con i miei modi ne ho anche parlato, ma tu sembri l'espressione piu' vera di una donna intelligente e che sa quel che vuole. Grazie.

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  2. ti ho "conosciuta" oggi..mi sono innamorata del tuo blog e questo post è fantastico! monica

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  3. Quanto vorrei anche io potermi permettere di fare la casalinga e la mamma a tempo pieno. Allora sì che mi sentirei realizzata. Altro che ufficio e carriera... ma per me resterà un'utopia, purtroppo.

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    1. Hai ragione Claudia, mi sono proprio dimenticata di aggiungere che la mia è una grande fortuna! Quel sant'uomo ha accettato di accollarsi lui tutta la resposabilità economica della famiglia, e le scelte che abbiamo fatto, nel tempo, ci hanno permesso di mantenere questa decisione.
      D'altra parte, il discorso vale anche per tutte quelle mamme che non solo lavorano, ma sono pure casalinghe (e non sono poche!).
      Comunque la tua è proprio una testimonianza del fatto che non c'è bisogno di essere "mentecatte" per dedicarsi alla famiglia, anzi, per qualcuno è un privilegio e un desiderio non ancora raggiunto!!

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  4. Cara Cristina, non puoi sapere quanto ho apprezzato questo tuo post e quanto condivida ogni parola. La citazione, poi, mi è piaciuta tantissimo, al punto che l'ho condivisa sul mio diario Facebook (spero non ti dispiaccia).
    Una domanda: questo libro che hai citato è davvero solo per addetti ai lavori? Se no, è reperibile facilmente?
    In ogni caso, aspetto con ansia i tuoi futuri approfondimenti. Ciao e grazie per tutto ciò che condividi con noi.
    P.S. Complimenti per il 100° follower!
    Ale

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    1. Ciao Ale! Ho definito il libro "per addetti ai lavori" perché si tratta proprio di un saggio di tipo filosofico. A me l'hanno regalato, ma con le coordinate che ho messo alla fine della citazione puoi provare a cercarlo in rete (non penso che sia introvabile!!).
      Ti prometto, comunque, di tornarci ancora presto.

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  5. anche io ti ho conosciuta oggi....proprio grazie all'intervista su GC credo che diventerò proprio una tua assidua lettrice! :-D

    E' una fortuna poter scegliere cosa fare....in questi periodi non tutti possono....io ne ho solo uno e ne vorrei ancora...ma vorrei anche rimanere a casa a crescerli e non DOVER lavorare perchè con un solo stipendio non si arriva nemmeno al 10 del mese....
    spero di avere anche io l'opportunità di scegliere prima o poi

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  6. Cara Cristina penso che tu sia una donna straordinaria. Credo che tu abbia una consapevolezza di te, prima che di tutto il resto, invidiabile. Non è tanto quello che fai, ma il valore che a quella cosa dai. Penso che qualsiasi seclta tu Cristina la faccia con il cuore ela razionalità allo stesso tempo: è una grandissima dote!
    Qualche tempo avevo fatto un post da tri-mamma, provocatorio se vuoi, in cui mi chiedevo se stava cambiando qualcosa per noi donne-madri. Conosco con il web e nella vita di tutti giorni famiglie con tre figli (una cosa che fino a qualche anno fa era impensabile!) o più. La domanda era: la donna ha fallito e si rintana in famiglia nel suo vecchio ruolo casalingo e socialmente ricunosciuto o forse (e secondo me questa seconda è più vicino al vero!) noi donne siamo andate oltre...

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    1. Ora Simonetta non esagerare, perché mi fai arrossire...
      Comunque hai centrato il punto: la famiglia e la cura dei figli non sono una tana per fallite, ma uno dei luoghi (possibili) di realizzazione!!

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  7. Non saprei riconoscermi senza il mio lavoro, in esso mi sento realizzata e in grado di influire sulla realtà e di essere provocata da essa. Non mi è facile immedesimarmi con la tua felicità che pure credo reale per te. Certo, però che non a tutti è data la fortuna di poter scegliere, come ha detto Claudia Pierantoni. Per questo il discorso che fai mi appare (ma può essere un mio deficit di informazioni) monco: potersi permettere la scelta è un conto, non potersela permettere e farla lo stesso è tutt'altra cosa. Inoltre votarsi del tutto ai figli, come se fossero la nostra ragione di vita, è ai miei occhi equivalente a votarsi del tutto al lavoro. Sia i figli che il lavoro passano, anzi i figli vanno via prima... queste sono mie perplessità ma anche il mio personale modo di vedere...

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    1. Cara Palmy, mi aspettavo qualche commento "fuori dal coro" (e meno male!) e mi stavo anche stupendo che non ne fossero ancora arrivati di così espliciti.
      Avete ragione: io ho avuto la fortuna di potermi permettere questa scelta (ho potuto - e saputo - affrontare certe situazioni in cui mi sono trovata nel modo che ho ritenuto migliore per me). D'altra parte il mio discorso non vuole in alcun modo sminuire le donne che lavorano, al contrario!! Semplicemente mi preme sottolineare che chi (come me) non lavora, non è detto che lo faccia per incapacità o impossibilità di trovare una realizzazione "vera", cioè come ripiego.
      Poi ringrazio il Cielo che molte donne siano chiamate a influire sulla realtà tramite il loro lavoro (penso, per non andare lontano, alle maestre e insegnanti dei miei figli, cui devo una gratitudine immensa!). Non è scontato neppure saper rispondere a questo ruolo e viverlo con gioia!
      Non credo di aver "votato" la mia vita ai figli, e hai proprio ragione: se ne vanno! La mia vita, almeno come tentativo, vorrei offrirla, nelle circostanze in cui la realtà mi sollecita, proprio per la traboccante gratitudine per quello che ho ricevuto. A me è stato dato di generare molti figli (non è stata solo una decisione nostra, sono tutti donati), e di testimoniare la dignità del mio lavoro di moglie e di mamma. Con questo post voglio "rivendicare" semplicemente questo, soprattutto davanti a tutti quelli che si stupiscono che una mamma, che trascorre la maggior parte del suo tempo a lavare, cucinare e "predersi cura" della casa e dei figli, non sia una schiava succube del marito o dei figli, ma una donna che si sente felice e realizzata, con un orizzonte che non si ferma allo zerbino di casa, ma è spalancato all'infinito.
      Grazie!

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    2. La mia voleva essere forse una richiesta di chiarimento... che grazie alla tua risposta è arrivata... sono in effetti un po' allergica a chi (non è il tuo caso), profondamente insoddisfatto della sua situazione poiché invidia gli altri si fa piacere la sua vita e dice a tutti che è la migliore... mentre basterebbe dire la verità! Ma tu hai tutt'altra posizione e si vede!

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    3. Grazie Plamy, sono contenta di essermi spiegata meglio!

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  8. quando è nato il mio primo bambino avrei dato qualsiasi cosa per poter stare a casa con lui, invece quando aveva solo 4 mesi sono dovuta tornare al lavoro. ho fatto delle tali scelte di icastri da permettermi comunque di essere sempre piuttosto presente.nessuno mi obbliga a lavorare a natale, pasqua, il giorno dei compleanni o in agosto, tanto per fare degli esempi. ho rifiutato un congresso che coincideva con l'inizio della I elementare il prossimo settembre: ci saranno altre occasioni, il primo giorno di scuola non tornerà più. quando è nata la piccola è stato ancora peggio: fra il prima è il dopo sono stata a casa 3 settimane. si, capito bene, sono tornata a lavorare dopo 2 settimane dal parto. con i lacrimoni. detto questo ora come ora non rinuncerei mai e poi mai al mio lavoro. continuo a fare i salti mortali fra bimbi-casa-lavoro ma a parte la soddisfazione personale (che spesso purtroppo viene anche meno), credo che lo debba a me stessa oltre ai miei genitori per tutti i sacrifici fatti fra laurea e specialità.

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    1. Come ho già detto a Palmy, ringrazio il Cielo che le donne che, come te, sono chiamate a lavorare, riescano a farlo in modo soddisfacente (anche se, come dici tu, non sempre) e possano conciliarlo con la vita della propria famiglia (sicuramente con enormi sacrifici, che non ho mai voluto sminuire!)

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  9. Sono mamma di due bambini ed ho sempre lavorato, tranne che per un breve periodo in cui ero disoccupata e stavo per cadere in depressione. Lavorare mi piace, cosí come amo le cose che ho studiato e utilizzare le mie competenze per raggiungere un obbiettivo. Ovviamente lavoro anche perchè per fortuna riesco a conciliare gli impegni familiari, per esempio oggi sono in ferie perchè fra poco andrò alla recita del mio figlio grande. Mi associo quindi a mammamedico. Ovviamente nessuna singola scelta personale può essere giudicata, in particolare la tua che è motivata dal fatto di aver voluto cosí tanti figli. Ma se vogliamo fare un discorso più generale, penso che di questi tempi siano davvero poche le famiglie monoreddito che possano permettersi una buona qualità della vita, e scegliere liberamente di fare la casalinga è un privilegio, se non un lusso. Io non sono cosí convinta che per tante non sia affatto una libera scelta, in un paese che si discosta da tutte le statistiche europee per occupazione femminile ma anche per tasso di natalità. Certo posso capire che nin abbiamo tutte le stesse aspirazioni, e ci mancherebbe. Ma non sono più i tempi in cui i bambini giocano per strada e gli basta un piatto di minestra per essere felici. La vita oggi può offrirci tanto e non parlo di frivolezze, parlo di istruzione, cultura, esperienza, corsi di lingue, musica, sport, viaggi e tutto ciò che può incentivare la socializzazione e la formazione (apertura mentale?) di un bambino/ragazzo. Tutto questo costa e un solo stipendio difficilmente può permetterlo. Inoltre che sceglie di avere un solo reddito si assume anche una grossa responsabilità, perchè corna facendo nel momento in cui quell'unico stipendio corna facendo venisse a mancare come la mantieni la famiglia? Infine, noto nelle madri che stanno a casa molto spesso unvolersi sempre giustificare delle loro scelte sottolineando che anche loro in fondo lavorano, e che hanno preferito dedicarsi ai figli, il che sottintende che le madri che lavorano non ci si dedicano o sono delle egoiste. Non parlo ovviamente di te, ma penso che se sei contenta della tua scelta non devi spiegazioni a nessuno, ma non devi pensare di essere una mamma migliore solo per questo. E dovresti avere l'onestà di dire che non hai voglia di lavorare e hai preferito farti mantenere. Non c'è niente di male in questo, è legittimo, solo chiamiamo le cose con il loro nome.

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    1. Quando mi chiedono quanti figli ho, rispondo.
      Di solito, la seconda frase è: "Ma tua moglie lavora?" e io dico sempre che lei, sì, lavora molto più di me, ma non prende lo stipendio.
      Potrei risponderti contestando almeno quindici cose che hai detto su cui non sono assolutamente d'accordo (come, una fra tutte, che oggi i bambini hanno più necessità di una volta), ma preferisco non farlo, perché la polemica non è un gioco che mi diverte più di tanto.
      Da quando eravamo fidanzati, ho sempre detto a mia moglie che, se appena ne avessi avuto la possibilità, l'avrei lasciata libera di educare i nostri figli.

      Ciao, stai bene.

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    2. Carissima, non voglio certo fare polemica e mai mi permetteri di giudicare le scelte personali (tanto più tra conoscenti "virtuali"!). Capisco che, legittimamente, abbiamo due idee diverse di "qualità della vita", e mi sembra proprio giusto che ciascuno persegua la propria, riservandosi di verificare la soddisfazione umana che trae dalle sue scelte (non so tu, ma io mi metto spesso in discussione, su questo). Mi dispiace se il mio post ti è sembrato presuntuoso (molte volte il mio entusiasmo per la mia vita viene scambiato per presunzione, devo ancora imparare a comunicarlo meglio!). D'altra parte, però, ribadisco una cosa: la mia scelta non è derivata nè da un ripiego, nè (perdonami, ma mi è proprio dispiaciuto leggerlo) da pigrizia. E non credo proprio di "farmi mantenere", perché se io non affiancassi mio marito (quel sant'uomo!) che porta i soldi a casa, con una gestione molto precisa e puntuale delle risorse, e non mi adoperassi per minimizzare i costi proprio grazie al lavoro che faccio in casa (non pagato), la nostra vita non potrebbe essere quella che è. Questo è proprio la posizione che mi fa dispiacere, e per cui ho deciso di scrivere il post: vedere tanti uomini (e soprattutto donne) che pensano che il lavoro domestico è un "di meno", per donne incapaci o, appunto, pigre.
      Con ciò, ho più di una amica che lavora (sia perché le circostanze lo impongono, ma anche per scelta personale) e contemporaneamente si dedica alla casa e ai figli, come una casalinga. Il loro lavoro domestico ha la stessa identica dignità e valore di quelle, come me, che non hanno anche una occupazione retribuita fuori casa.
      Spero che questo fosse chiaro anche nel post che ho scritto. In caso contrario, ti ringrazio per avermi dato l'opportunità di chiarirlo!!

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    3. Ciao e grazie della risposta. Ho sottolineato, ma forse non si è capito, che non mi riferivo in particolare a te o al tuo post, ma il mio era un discorso più generale. E spero che si sia capito che non era mia intenzione mettere sul piatto della bilancia le scelte di altre famiglie, solo fare una considerazione di carattere sociale e statistico: sui singoli casi non si discute, ognuno può avere le sue buone ragioni. Ma se in questo paese più di metà delle donne sta a casa mentre negli altri paeso europei non è cosí, e se abbiamo allo stesso tempo la natalità più bassa evidentemente c'è qualcosa che non va, nell'economia e nella legislazione per le pari opportunità, e non posso credere che per tutti sia una scelta davvero libera. Del resto famiglie come la tua sono un'eccezione, dal momento che la media è 1.3 figli per coppia, e ultimamente le famiglie con un solo figlio sono di più di quelle con almeno 2. Non era mia intenzione nemmeno sminuire il lavoro di casalinga, ma sottolineare che da parte di casalinghe molto spesso ci si lamenta di lavorare tanto e che il loro lavoro non gli è riconosciuto, e questo lo leggo anche in vari commenti qui, cosí come si sottintende che chi sta a casa si occupa dei figli senza delegare a nessuno, ecc. Questi sono discorsi che offendono le donne ch lavorano, perchè noi facciamo le stesse cose ma lavoriamo anche, e se ci facciamo aiutare da qualcuno stiamo dando lavoro a qualcun altro. Insomma il lavoro domestico ha assolutamente dignità ma essere mamme è una scelta di vita, non un "lavoro" e sicuramente è molto più impegnativo che stare 8 ore in ufficio, ma non è lavoro, anzi è molto di più. Chi ha figli e una casa da portare avanti lo deve fare e basta, e lo fa comunque. Può scegliere se farne la sua occupazione principale se vuole, ma quello che cercavo di dimostrare nel mio commento è che qualunque scelta ha delle ripercussioni nei figli, e comporta delle rinunce da parte di tutta la famiglia: la mamma che lavora avrá meno tempo, ma potrà dedicare ed offrire dl tempo di qualità ai suoi figli, la mamma che non lavora forse avrà più tempo (mi chiedo quanto però, visto che quel tempo come dici tu lo impiega anche a studiare e predisporre soluzioni economiche per far quadrare il bilancio familiare) per i propri figli ma necessariamente la famiglia dovrà fare delle rinunce, a meno che non parliamo di famiglie milionarie ma non mi sembra sia quello l'oggetto del post. Poi ripeto, ognuno a casa sua faccia ciò che vuole!

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  10. Ciao, mi chamo stefania e sono mamma di 2 bimbe. Ho letto e condivido il ragionamento che hai espresso nel tuo post... il valore del lavoro di una casalinga e mamma è grandissimo.
    Ognuna di noi mamme si è trovata di fronte a determinate situazioni e ha fatto le scelte che sono sembrate migliori per la propria famiglia.
    Ognuna di noi è diversa come persona e diverse sono le realtà che ci siamo trovate a vivere quindi le singole decisioni son personali e non ce n'è una migliore e una peggiore.
    Ma penso che anche chi ha percorso strade diverse, per scelta o necessità, dovrebbe riconoscere quanto è prezioso per la società il lavoro di chi si prende cura della famiglia.
    ciao, Stefania

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    1. Grazie Stefania! Proprio questo è interessante: trattenere il valore.

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    2. Ecco è proprio questo che intendevo: prima si dice che non c'è decisione migliore o peggiore, poi però si dice che si dovrebbe riconoscere il lavoro di chi si prende cura della famiglia, come se le mamme lavoratrici non lo facessero, o lo facessero meno delle casalinghe.

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    3. Scusami, non voglio alimentare discussione, ma qui c'è proprio un fraintendimento da chiarire: dire che una cosa vale non significa che un'altra non valga!! Dire che il lavoro casalingo ha valore, ed è prezioso, non sminuisce nulla e nessuno (men che meno chi lo fa e insieme si fa in quattro per lavorare anche fuori casa, o comunque svolge una attività retribuita). Perché tanta paura di sentirselo dire? Chi di noi, mamme, potrebbe dire che non ha valore il lavoro di insegnante, o di medico (non dico del signolo e di come a volte vengono purtroppo trattate queste professioni, intendo il valore in sè). Ecco, come il medico, l'insegnante, lo scienziato, valgono, così vale chi lava, stira, cucina ecc... Mi dispiace (perché mi accade) di sentirmi guardata come quella che "vale poco" perché non è stata capace di fare altro (e mi fa ridere quando mi si fa notare che "valgo di più" di una casalinga: ma per piacere!!).

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  11. Anche io ti ho scoperto nell'intervista su GC e sto leggendo tutti i tuoi post...il tema che affronti qui è parecchio vasto e complesso, ci sarebbero tante cose da dire, tanti se e tanti ma...però tu hai portato la tua esperienza, che non mi sembra quella di una che "vuol farsi mantenere" (come leggo sopra), piuttosto una scelta fatta con il cuore e portata avanti con entusiasmo.
    Non mi sembra il caso di fare scelte di campo se le donne lavoratrici siano madri e mogli migliori, non cadiamo in queste trappole!

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    1. Grazie Aspirantemamma, davvero nessuno ha intenzione di stilare classifiche. Ciascuno porta la propria esperienza, e su questa ci confrontiamo volentieri, senza permetteci di giudicare chi non conosciamo nemmeno!

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    2. Mi dispiace che sia sembrato che volevo giudicare le tue scelte e me ne scuso. Spero di essere riuscita a chiarire che non mi riferivo a te, ma alle tante mamme che giudicano al contrario le lavoratrici e nemmeno si rendono conto dei salti mortali che facciamo ogno giorno per lavorare e allo stesso tempo dedicarci ai nostri figli e alla nostra famiglia.

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    3. Ora ho capito il motivo del fraintendimento: le ultime righe le ho scritte in seconda persona, ma era una seconda persona "figurata", mi riferivo a una persona qualunque in generale, non tu! Davvero mi scuso per non averci fatto caso ma fra l'altro ho scritto di corsa e non son riuscita nemmeno a rileggere e si vede dagli errori innumerevoli di battitura.

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  12. Ciao, e io che pensavo di essere speciale!!! :-D Ti ho consciuta su Genitori Crescono e sto leggendo tutti i tuoi post e vorrei tanto che fossimo vicine di casa. Ho solo tre gemelli e anche io percepisco questo stupore della gente che incontro per la felicità di avere tanti bambini e volergli bene, sulla felicità di avere piacere a giocare ocn loro e a portarli in ogni dove...quando dico che non facciamo gran che fatica o che non siamo infelici sembrano quasi seccati. Persino mia suocera una volta mi ha sgridato perchè non ho dato peso al lavoro ma ho solo enfatizzato la felicità, la gioia, l'allegria e la serenità dei miei bimbi!!! Ti ho messo nei segnalibri e ti seguirò. Un saluto a tutti voi

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    1. Che bello Giorgia, tre gemelli!! Mi chiedo come hai potuto scrivere "solo"...
      Guarda, ho immaginato il blog proprio come un luogo di compagnia, e anche a me piacerebbe sempre poter condividere di più, che qualche parola.
      Chissà che, in qualche modo, non si possa trovare l'occasione!! Di dove sei?

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  13. Bellissimo il post e la discussione con così tante risposte che ha innescato...io nel mio piccolo posso solo riportare il mio pensiero perchè credo sia uno di quegli argomenti in cui non esista una unica verità ma solo cercare di fare quello che ci fa stare meglio...io pure ho scelto di lasciare l'ambiente universitario per rientrare in provincia e crescere i miei bimbi in un ambiente che spero sia più sano (spero...non ne sono convinta...)..non mi sono mai pentita ne ho mai ripensato alla mia scelta anche perchè ho la fortuna di aver vicino la mia famiglia d'origine (e l'aiuto dei nonni è veramente prezioso)...continuo a lavorare...in modo meno impegnativo..amo il mio lavoro...eppure se ne avessi la possibilità mi prenderei una bella aspettativa per stare con i miei bimbi...come qualcuno ha già detto...i bimbi crescono in fretta e sono momenti unici che non tornano più e che mi piacerebbe vivere insieme a loro..il lavoro potrebbe anche aspettare (tanto la pensione è un miraggio....)...purtroppo non si può...e resta un bel sogno nel cassetto!

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  14. L'unica perplessità che ho riguardo a questa scelta è già stata sollevata da Cosmic Mummy, e riguarda l'ambito economico. Restare a casa significa essere dipendenti per tutto, io non so se sarei mai serena pensando di non essere attrezzata all'eventualità di una separazione, è bello credere nel progetto comune e ci sono ancora famiglie che restano unite per sempre, ma se così non fosse? C'è la possibilità di ritrovare un lavoro? O la prospettiva è quella di farsi mantenere anche se separati?
    Sarà che mia madre mi ha ripetuto fin da piccola quanto il lavoro renda liberi, anche in campo sentimentale, ma credo che almeno un part time cercherei sempre di mantenerlo per sicurezza!

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    1. Leggendo mi è venuto in mente quel personaggio di "La vita è meravigliosa", di Frank Capra, che alla fine dona un certo gruzzoletto dicendo "li avevo messi da parte per il divorzio!". E non si era mai sposata...
      Io non sarei riuscita a costruire un rapporto sereno con mio marito, se mi fosse tenuta da parte la "riserva" in caso di separazione, come se un pizzico di dubbio l'avessi avuto, fin dall'inizio.
      Io ringrazio il Cielo per come è il mio rapporto con quel sant'uomo di mio marito, e domando davvero che rimanga così per sempre, ma credo anche che queste cose si costruiscono insieme, e che aver avuto fin da subito piena fiducia nel nostro cammino comune abbia contribuito a renderlo così saldo.
      Mi sento molto più libera dipendendo totalmente (come d'altra parte dipende lui da me in moltissime cose della vita), che se mi fossi tenuta uno spazio di "autonomia".
      Con ciò, come sempre, ho descritto semplicemente la mia esperienza. Non pretendo di convincere nessuno, semplicemente dico come è per me.

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  15. Sarò breve: brava! E' bello venire a sapere che ci sono persone che hanno una buona consapevolezza del loro impegno e che amano la vita e la vivono con amore.

    buone cose
    Phoebe

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    1. Grazie Phoebe per tutti i tuoi commenti, e la pazienza con cui ti sei letta tutti questi post...
      A presto!!

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  16. UNA CASALINGA (alias FANTASMA DEL FOCOLARE) si sentirà molto meno realizzata quando vedrà il suo assegno di reversibilità DIMEZZATO, la dimostrazione più eclatante che tanti anni di lavoro PER LA PRIMA CELLULA DELLO STATO (la famiglia) con la quale le istituzioni si riempiono tanto la bocca, non sono serviti ad una casalinga LAVORATRICE E NON PARASSITA DELLO STATO, a meritare una dignitosa pensione. Eppure l'assicurazione per le casalinghe dice che siamo lavoratrici, ma la pensione che vogliono ridurre ai minimi termini non corrisponde ai tanti anni di lavoro di una donna, tra le mura domestiche.

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    1. E che commento triste!! Io penso che lo stato non mi definisca, e se anche non è piacevole questa incapacità di comprensione e questa totale mancanza di sostegno per quel tipo di vita che ho abbracciato, mai ho atteso dallo stato e dalle sue leggi una speranza per me. Spero piuttosto che laddove le leggi sono mancanti (e lo sono sempre di più, pur essendo sempre più soffocanti), sarà la rifioritura dell'umano, resa possibile proprio anche da donne (casalinghe e non) che accudiscono con passione i loro mariti e i loro figli, a germogliare in una nuova dignità per tutti. Anche per le casalinghe. Donne realizzate, indipendentemente dallo status sociale (ed economico) che qualcun altro non è in grado di riconoscere loro!

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  17. Ciao,
    ti scrivo perche' sono davvero in crisi. sono sposata da 6 anni e ho due bambini di 2 e 3 anni avuti dopo aver perso la primogenita a 24 settimane di gravidanza. Dopo questo lutto mi sono trasferita a 900km da casa nel nord italia per favorire l'inserimento fisso di mio marito che ha un buon posto di lavoro e vivo qui da 5 anni. Mi sono laureata in pedagogia a 23 anni ma nel sud non avevo trovato nessun lavoro fisso e spesso nemmeno attinente alla mia laurea. Arrivata al nord lavoravo in un posto soddisfacente che pero' ho lasciato dopo aver scoperto di aspettare il mio bambino oggi di tre anni perche'avevo paura di perdere anche lui dovendo fare due ore al giorno di macchina per raggiungere il lavoro. Dopo 12 mesi e' nata anche la terza bambina e io sono 4 anni che faccio la casalinga. Nel frattempo ho anche preso un master e mi sto laureando in psicologia, sono a meno 5 esami dal titolo magistrale. Se mi chiedi cosa voglio fare come lavoro io non ti so rispondere perche' mi sento gia' felice e fortunata dal potermi occupare a tempo pieno dei miei piccoli che vanno a scuola la mattina e di mio marito. Per la famiglia di mio marito sono una fallita menomata che non e' in grado di trovare lavoro (forse perche' non lo cerco proprio) e per mia cognata sono una persona con cui non vuole nemmeno parlare perche' non si abbassa al mio livello essendo lei mamma e lavoratrice (parole dette davvero davanti tutta la famiglia). Sono in crisi perche' faro' il concorso per diventare maestra ma la mia angoscia non e' perderlo ma vincerlo e nello stesso momento mi sto sentendo quasi costretta ad andare a lavorare...due lauree un master sei al nord italia e non lavori...scegliere di fare la casalinga non e' compreso da nessuno...leggerti e' stato per me una manna dal cielo, un po' di conforto. La crisi sorge nel momento in cui mi chiedo:"devo andare a lavoro per far spegnere tutte le pressioni che mi sono fatte quindi per gli altri o persistere nel mio ruolo che sento davvero mio".
    Sara

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    1. Ciao Sara, e grazie per avermi scritto. Io non posso, purtroppo, darti "la risposta giusta", posso però raccontarti come è stato e come è per me. Penso che certe scelte fondamentali per la vita di una famiglia vadano prese tra marito e moglie, perciò anzitutto, più che preoccuparti di quel che pensa tutto il resto del parentado, fossi in te aprirei un dialogo su questo con tuo marito. Lui cosa pensa e cosa desidera? Avete una visione comunque riguardo questa problematica? Perché qualsiasi sia la tua scelta, ci saranno comunque delle fatiche da affrontare insieme, sia che si tratti di una minore disponibilità economica, o di una tua minore presenza in casa... Dal mio punto di vista non è un valore assoluto per una donna avere un lavoro fuori di casa (come si evince dal post che scrivo), ma nemmeno in contrario. Io continuo a non svolgere nessuna attività retribuita fuori dalle pareti domestiche, ma questo non vuol dire che io non sia impegnata su diversi fronti, senza che il mio orizzonte sia definito dalle incombenze di accudimento della casa e dei figli. In ogni caso, credo che la risposta sia nel tuo cuore, e la verifica è la quotidianità. Per fortuna nessuna scelta in questo senso è definitiva (io dico sempre che grazie al Cielo solo il marito è per sempre). Non farti definire dalle critiche e dagli sguardi altrui. Io penso che quel che facciamo, ogni giorno della nostra vita, sia la risposta a qualcosa che ci è stato dato, a qualcuno che ci ha voluti e posti in un angolo del mondo, affidandoci qualcosa da custodire. E allora che la tua scelta possa essere la risposta ad un bene, una preferenza su di te, che sia nel poterti dedicare a casa, marito e figli, sia che ti sia domandato di occuparti anche dei bambini di qualcun altro (e fare la maestra è certo un lavoro meraviglioso!). In bocca al lupo intanto. E non permettere alla crisi di sopraffarti, piuttosto pensa che sei molto giovane, e ha i davanti a te tante possibilità di vita buona!

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    2. Grazie Cristina per le tue parole, ho fatto proprio bene a scriverti mi hai detto cose molto sagge e condivido ogni tua parola anzi ne faro' tesoro. Da sempre nella famiglia di mio marito in cui tutti sono inseriti nel lavoro e sono arrivati a posizioni importanti io sono stata considerata sempre la pecora nera, sia perche' se anche lavorassi un educatore non guadagna quanto un imprenditore sia perche' nelle mie scelte non ci vedono alcuna ambizione. La mia ambizione e' proprio la famiglia che ho costruito dopo che ho perso la mia prima bambina mi sentivo finita ed invece la vita e' tornata a sorridermi e sono contenta di potermi godere i miei figli e la loro giovane eta'. Hai ragione nessuna scelta e' definitiva, il prossimo mese compiro' 34 anni e per ora provo questo concorso almeno per rimettermi in gioco, poi prendero' la laurea in psicologia che e' sempre stato il mio sogno e poi le cose man mano prenderanno la loro piega. Continuero' a seguirti. Grazie da Sara

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  18. CON LO STIPENDIO ALLE CASALINGHE si potrebbero accontentare migliaia di donne che aspirano ad accudire "la prima cellula dello Stato" cioè la famiglia. C'è in rete un mio racconto: IL FANTASMA DEL FOCOLARE che sto pubblicizzando come posso. L'intento è quello di sensibilizzare le istituzioni. Una petizione per ottenere una paga per le disoccupate più occupate di tutte? Perché no? Pensateci!

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    1. Non sono affatto d'accordo, mi dispiace. Fare la casalinga non è un lavoro che lo Stato debba retribuire, anzitutto perché non lo trovo monetizzabile, secondariamente perché la libertà di una donna di crescere i propri figli e accudire la propria famiglia non è "in vendita". E non mi fiderei di uno Stato che, pagando, potrebbe entrare nel merito di quel che una donna fa a casa sua. No, mi spiace, una politica fiscale che tenga conto del valore della famiglia, e che permetta ad un uomo di mantenere con dignità moglie e figli, senza la necessità assoluta che pure la madre lavori fuori casa. E, insieme, al consapevolezza che fare la casalinga - lo credo tutt'ora che ho figli più grandi e meno impegni pressanti - può realizzare la vita di una donna, ma non è un orizzonte ultimo. Quel che facciamo, dentro e fuori casa, gratuitamente, non va misurato, e neppure nessuna ha il diritto di "sedersi" sul fatto che basta stare a casa per ricevere del denaro. A tutti è dato il proprio compito, da svolgere con responsabilità e dedizione. Il "compenso" può essere molto più interessante del mero denaro

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  19. Cara Cristina. Scopro questo blog molto tardi ma spero di avere ancora il diritto di dire la mia. Oltre il nome abbiamo altre cose in comune. Per ora ho due bambine e prossimamente vorrei adottare altri due bimbi. Nel frattempo sto facendo un dottorato in teologia, senza borsa perché avrebbe richiesto stare lontana dalla mia famiglia. In realtà questo dottorato non ha come fine una qualche carriera, semplicemente rispondendo a un bisogno mio di conoscenza. Vengo però subito al lato pratico, che è ciò contro cui cozza la diffidenza dei più nei confronti di una donna che vuole dedicarsi totalmente alla famiglia. Non c'è vero che si sta a casa solo perché ce lo si può permettere. Mio marito è un semplice impiegato coi suoi 1500 € al mese, cosa che non ci ha impedito né di comprare casa, né di farci tre vacanze all'anno. Semplicemente ho imparato ad amministrare così bene quel magro stipendio fino a riuscire a mettere sempre qualcosa da parte. Sottolineo anche che non abbiamo nonni che ci aiutino o altro. Tutto dipende da una certa capacità di discernere ciò che è importante. E con questo vengo al secondo punto. Il problema maggiore dei nostri tempi è quello di vedere il tempo solo in termini di profitto economico. Il che comporta il vedere le relazioni come qualcosa da comprare. Ma spesso non ci si rende conto che è proprio il sistema stesso del prezzo che ha un corto raggio d'azione: ci sono così tanti aspetti delle nostre relazioni che non sono coperte dalla logica del prezzo. Una di queste è l'amore familiare. Poi l'amicizia. Se dovessi fare un calcolo delle volte che ho aiutato un amico in depressione dovrei presentargli una parcella da psicoterapeuta. Ma era semplice amicizia. E le volte che ho insegnato a mia figlia a contare ecc dovrei forse richiederle di contraccambiare economicamente? Ciò che mi porterà a prendermi in casa degli sconosciuti e chiamar!i figli non è dettato da un ritorno economico. Anche la conoscenza, è vero, lo sanno tutti, non ha un prezzo. Di contro le cose che si possono comprare sono per lo più senza valore se non quello che ci convinciamo che abbiano. Perché spesso la parcella stessa è veramente più efficace della terapia,e più è alta più il suo effetto placebo aumenta perchéhe ti scoraggia dal ricorrervi di nuovo. Si tratta di iniziare a usare la testa e il cuore. Si tratta di imparare a conoscere. Una nota pubblicità dice che ogni mamma è ricercatrice. Ma non nel scegliere il pannolino, no. Nel scegliere che vita dare ai figli e quelli che sono come figli.

    Cristina

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